La storia
La nascita del vitigno Manzoni Bianco, o Incrocio Manzoni 6.0.13, è stata favorita dal costante interesse che si sviluppò in Europa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento per il miglioramento genetico della vite mediante incrocio ed ibridazione, come possibile soluzione alle numerose malattie che in quel periodo alimentarono una profonda crisi per la viticoltura di tutt’ Europa dovuta all’infestazione di parassiti sconosciuti alle viti.
Supportati anche dalle nuove scoperte di Mendel sulle potenzialità delle genetica gli esperimenti mediante incroci di diversi vitigni furono inizialmente finalizzati all’ottenimento di uve da tavola ed in un secondo momento indirizzati anche alle uve da vino, il cui pionere fu il Prof. Muller che proprio tramite incrocio tra Riesling e Silvaner ottenne il famoso Muller Thurgau.
Gli incroci Manzoni
La sperimentazione in Italia ed in particolare nella regione Veneto iniziò nel 1924 per opera del Prof. Luigi Manzoni in accordo con il Prof. Dalmasso, con l’obiettivo di ricercare una varietà a bacca bianca ed una nera che potessero sostituire o affiancare quelle tradizionali allora coltivate nella zona della Doc Piave.
Le serie di combinazioni di incroci, messe a punto presso la Scuola Enologica di Conegliano, vennero effetuate in due diversi periodi: il primo tra il 1924 ed il 1930 fu contraddistinto con 2 numeri (il primo indicava il numero del filare ed il secondo il numero del ceppo sul filare) ed il secondo tra il 1930 e il 1935 e fu identificato da un gruppo di 3 cifre, di cui la centrale è sempre lo 0.
Il Prof. Luigi Manzoni utilizzò diversi vitigni per le sue sperimentazioni, ma solo alcune di queste combinazioni diedero dei risultati soddisfacenti, negli Anni ’40 e ’50 nel Veneto ebbero notevole diffusione gli incroci 2.50 e 1.50 e successivamente proprio il Manzoni Bianco 6.0.13 da un incrocio di Riesling Renano x Pinot Bianco ed il Manzoni rosso 13.0.25, incrocio tra Raboso Piave x Moscato d’Amburgo.